Stefano Canto Installation – Rome

Installation : Final Major Project

MA in Photography, Falmouth University, Module 5

Figure 1

I am tracking the Canto exhibition in Rome at Materia Gallery (28.3.2018 – 19.5.2018).  The latest images of the installation are now available on the website.

An Analysis

I have translated the citation, (pasted in below as a footnote for the record).  Canto cites Zygmunt Bauman (on ‘liquid modernity’) and Marc Augé (on place, non-place and supermodernity) stating that contemporary society dwells in the present, chasing the shiny new and losing reference to the past, steeped in existential insecurity.  Thus, Canto identifies the era of now as characterised by continuous change and the principles of the ephemeral and impermanent as key concepts to apply.  This thinking applies to my work, the Pause Project, about loss, time held and the displacement by the new.

Canto observes an overlap between the archaeologist, as one who brings objects back to life and the artist who creates objects.  He sees this blend of interpreter and creator as relevant to now  His installation “Under the Influence of the River.  Sediment” is seen as the next chapter in the body of work known as, to translate, “Archaeology of the Ephemera” started in 2016.  In the latest work, the Tiber features as the point of observation and a kind of accidental selection of the metropolis of Rome as the history of objects gather and flow with the presence of the currents. 

I take this to mean that the city that discards and loses the objects of life that sink into a bed of thick but richly embodied time or indeed timelessness, like a magma kept viscous by the constant presence of the fluvial flow; a narrative of the city is suspended in an emission of fine, grey mud. 

Figure 2

Canto presents these objects in a ‘store-room’ like shelving configuration, fig 2, in the gallery, ready to be referenced as dredged pieces, as a metaphor of time and place and then recreates the sedimentation process with large trays of organic and inorganic objects positioned on the gallery floor with an overhead conical machine, fig 1, that emits cement powder thus accelerating the process of sedimentation creating “emblematic fossils of our time”.  It is a form of kinetic art creation.

My analysis of the text and the images provoke numerous questions and I am planning on meeting both the gallery owner Niccolò Fano and Canto at the installation in early May 2018.  For example the tension between the ephemeral and the memorial.

Figures 3, 4

The manner of display in figure 1 caused me to reflect on a visit made in March 2018 to the Lapworth Museum of Geology to view its display modes. The Canto shelving has some similarity to these with items placed in a ‘wall’ of shelving and in this instance viewable from each side which exemplified the three-dimensional nature of the pieces, figs 3, 4, and also showed the natural light across the surfaces from each view point.

 

Figure 5

Practice Development

This study has caused me to reveal the fragments of concrete I obtained two weeks ago from the Conservatoire demolition site in Birmingham and begin to consider how they may be configured to exemplify the fractured, dusty metaphor for my city’s liquid state of renewal and causing off its recent past.  Notably, the trace of the reinforcing bars can be seen on a number of the pieces, particularly the bottom left in fig 5.

I am pondering creating a memoriam and incorporating the archival images I captured in 2017, as a parallel to by concrete tablet memoriam.

Footnote

Images 3, 4 and 5 Philip Singleton

Images (figs 1 and 2) and citation obtained from the Materia Gallery website, accessed 16.4.2018

https://www.materiagallery.com/

Nell’epoca contemporanea, caratterizzata da rapidi e continui mutamenti, l’effimero e l’impermanente possono essere identificati come concetti chiave nella comprensione della condizione attuale dell’essere umano.

Nella definizione di modernità liquida, il sociologo polacco Zygmunt Bauman associa alla realtà contemporanea alcune peculiarità distintive tra le quali transitorietà permanente, effimero durevole, ruoli sociali inadeguati, futuro incerto, posizione sociale fragile e insicurezza esistenziale.

Nella vita liquida tutto è in continuo cambiamento e rinnovamento, il concetto di passato tende a perdere senso e quello di futuro a non esistere o ad essere molto lontano, irraggiungibile. Questa condizione di precarietà è stata evidenziata anche da Marc Augé, il quale sostiene che la società contemporanea “non mira all’eternità, ma al presente: un presente, tuttavia, insuperabile”. E aggiunge: “Essa non anela all’eternità di un sogno di pietra, ma a un presente ‘sostituibile’ all’infinito”.

Le parole di Bauman e di Augé restituiscono un quadro chiaro della nostra realtà e sottolineano l’importanza dei concetti di effimero e di impermanente come strumenti indispensabili per l’osservazione del contemporaneo.

Nel contesto di una società che nega l’esistenza di un passato e di un futuro, per restare intrappolata in un eterno presente, le figure dell’archeologo (colui che riporta in vita l’oggetto artistico) e dell’artista (colui che lo crea) sembrano sovrapporsi. Ne deriva l’immagine di un artista-archeologo che assume un ruolo chiave, racchiudendo in sé due aspetti fondamentali: quello dell’interprete dei segni di una civiltà sospesa nel tempo e quella del promotore di processi progettuali e creativi, garante quindi di una continuità ciclica della creazione artistica.

In questo preciso ambito s’inserisce la mostra “Sotto l’influenza del Fiume. Sedimento”, nuovo capitolo del corpus di lavori dal titolo “Archeologia dell’Effimero”, iniziato nel 2016 ma che trova le sue cellule germinali in un progetto di qualche anno prima, “Geografia in Contrazione” (2011), dove elementi vegetali prelevati da contesti incontaminati della città venivano inglobati in blocchi di cemento per farne degli illeggibili archivi del paesaggio.

In “Sotto l’influenza del Fiume. Sedimento” il Tevere diventa il punto di osservazione e riflessione sulla metropoli contemporanea ed il suo fondo, il luogo in cui si configura la città nella sua vera forma. Materie organiche e inorganiche di diverso genere e frammenti architettonici di ogni epoca si accumulano e confondono in una unica omogenea massa grigia fatta di infiniti strati in continuo movimento e rimodellamento.

Questo magma architettonico trova la sua solidificazione (litificazione) all’interno di grandi vasche poste in galleria dove viene ricreato il microcosmo del Tevere. Grazie alla polvere di cemento rilasciata da una macchina sopraelevata e appositamente progettata, si attiva così un processo fortemente accelerato di costruzione di sedimenti della città “liquida”, fossili emblematici del nostro tempo.

Stefano Canto